Autore: Giuseppe Frega, Emerito di Costruzioni idrauliche e marittime e idrologia dell’Università della Calabria

È invalso l’uso delle cronache giornalistiche di classificare come condotte “colabrodo” quelle che in una distribuzione cittadina fanno registrare alle analisi più approfondite divari vistosi fra gli afflussi in rete da parte dei serbatoi e le utilizzazioni per i consumi cosiddetti domestici. Molte volte non si riflette sul fatto che alcuni acquedotti hanno anzianità di funzionamento superiore ai 50 anni, il che li farebbe ascrivere senz’altro al novero di manufatti obsoleti necessitanti di sostituzione. Ma quando ciò non è possibile una domanda è ancora possibile: si può ricorrere alla ricerca delle perdite, cioè all’eliminazione di quei fori che rendono le condotte assimilabili a colabrodo?

Nelle gestioni acquedottistiche che vanno per la maggiore, basti pensare nel Sud all’Acquedotto Pugliese, l’attività di ricerca perdite è ampliamente prevista. Tale attività parte dalla necessità di rendersi conto dei motivi che causano le perdite ai fini di un’efficace loro rimozione. Nelle reti idriche sono molte le cause che possono provocare fughe e perdite d’acqua collegate ovviamente alla vetustà delle condotte: allentamento delle giunzioni in piombo, difetti nelle saracinesche di scarico, usura dei premistoppa degli altri organi di manovra, cattivo funzionamento degli sfiati, rottura delle tubazioni in conseguenza agli aumentati carichi stradali, formazioni di fori dovuti alla corrosione non contrastata dalla protezione catodica.

Alcune di queste perdite possono essere rilevate con facilità mediante periodiche ispezioni agli organi presenti in pozzetti e camere di manovra, invece più difficile risulta l’individuazione di perdite non affioranti presenti in tubazioni interrate. Esistono comunque metodi di ricerca che sono passati dalla ricerca delle fughe con il metodo acustico tradizionale (geofoni) a rilevatori con amplificatore elettronico e ad apparecchiature con oscilloscopio.

Ai metodi più recenti è da ascrivere quello della correlazione acustica, la cui adozione va raggiunta per gradi dopo che gli operatori hanno sperimentato ed acquisito l’uso dei metodi più semplici.

Il lavoro delle squadre dei rilevatori partirà quindi dall’individuazione dei settori da mettere sotto controllo con la contemporanea chiusura delle saracinesche durante le varie fasi delle misure. Elaborando i dati raccolti nelle misurazioni a largo raggio si passa a quelle di dettaglio nei vari tronchi già posti sotto controllo sino ad arrivare alla localizzazione dei punti di perdita. Preliminare peraltro alle attività di cui sopra è la messa a disposizione delle planimetrie della rete idrica nonché la assistenza di una persona con conoscenze precise della rete stessa, poiché non è raro che le planimetrie di cui sopra risultino datate e non aggiornate.

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