Autore: Giorgio Cesari

Il fiume Tevere che segue un corso quasi parallelo alla catena appenninica secondo un’orientazione determinata dai principali lineamenti dell’Appennino centrale e, nella parte bassa del corso, dalla presenza del vulcanismo del margine tirrenico.

Alla foce che è nata la civiltà romana perché il Tevere costituiva, nell’antichità, la linea di demarcazione tra due aree con caratteristiche diverse, quella etrusca a nord del fiume e quella delle popolazioni latine a sud, i cui percorsi storici dovevano incontrarsi e scontrarsi proprio alla foce del Fiume.

Dalla sorgente alla foce è tutto un succedersi di valli segnate da corsi d’acqua che scendono a pettine dal dorso appenninico o dalle pendici dell’Amiata, così come si susseguono i transetti dei più famosi santi, i Cammini di San Benedetto e di San Francesco, che lungo il corso del Fiume si intrecciano dando vita a una serie di itinerari della spiritualità.

Immagini soavi che non fanno però dimenticare che per secoli le inondazioni causate dalle piene del Tevere sono sempre state una minaccia mortale e a  Roma, ancora oggi, molte lapidi indicano il livello, a volte davvero impressionante, raggiunto dalle acque con disastrosi allagamenti e inondazioni fin dai tempi antichi.

Molti artisti hanno rappresentato la Città Eterna e sopratutto l’ultimo guado del Tevere, l’Isola Tiberina, accanto alla quale si localizzò in origine il punto di scambio tra le popolazioni etrusche che dominavano la riva destra e i villaggi del Latium vetus sulla riva sinistra. Roma è caratterizzata dai suoi numerosi porti in affaccio sul Grande Fiume, ma tanti altri porti sono stati costruiti lungo il corso perché il Tevere è sempre stata una vera arteria commerciale: la grande valle del Tevere con paesaggi di straordinaria bellezza, borghi e città medievali, tradizioni dell’arte e della cultura e un grande parco archeologico.

Il nome di molti affluenti, come quello del corso principale, è avvolto nel mistero e nella leggenda, a perpetuare ancora oggi la fama degli antichi Romani a essere un popolo pragmatico e concreto, ma con un debole per il magico, l’occulto, il mistero.

Tradizioni, riti sono, quindi, sempre stati appannaggio del Tevere come il tuffo iniziatico, quasi  resurrezione battesimale che permette col il «sacrificio» il sorgere di un nuovo ciclo, essenza originaria di quella simbolica rinascita che per noi tutti è il Capodanno, e il tradizioanle tuffo di tanti celebri e moderni tuffatori.

Un Fiume stranamente rinato dopo la costruzione dei Muraglioni, quando lungo i “Polverini” si svilupparono le tribù pellerossa, gruppi di amici amanti del nuoto e dell’abbronzatura. L’origine del termine “Tintarella” è sul Tevere, fra i suoi bagnanti, fra i suoi bagni, con i pranzi acquatici su tavole improvvisate e con i grandi cimenti di nuoto (estivo e invernale), con gli allenamenti per le Olimpiadi di Atene, con le regate e i Circoli sportivi.

Il Tevere, strumento eterno di partecipazione degli abitanti di un territorio che si identifica con un comune denominatore: il rapporto e la vicinanza al fiume Tevere; cioè il patrimonio culturale più prezioso che una comunità possiede: la memoria, testimone dell’identità e delle trasformazioni di luoghi e culture.

Condividi l'articolo con gli amici.