Comunicato stampa

Dopo le alluvioni che hanno colpito molte parti d’Italia e con particolare durezza la Sicilia, le due Sezioni siciliane dell’Associazione Idrotecnica Italiana (associazione dei tecnici specializzati in idrologia, idraulica e costruzioni idrauliche) hanno inviato una lettera al Governo per chiedere interventi contro il dissesto idraulico ed il dissesto geologico, sia finanziari che legislativi.
Le Sezioni siciliane chiedono, per il breve termine, un piano pluriennale di interventi sui corsi d’acqua e sulle pendici, per l’eliminazione delle situazioni di rischio. Segnalano che oggi esiste un patrimonio conoscitivo sufficientemente attendibile, costituito dai Piani di assetto idrogeologico (PAI), dai Piani di gestione del rischio di alluvione (PGRA) e dalle ricognizioni e analisi eseguite dalle Autorità di bacino, dalle Regioni, dall’ISPRA e dalla “piattaforma Rendis”, e che occorre solo individuare le priorità, fare dei programmi di lungo periodo e stanziare adeguate risorse finanziarie. Sarebbe una “grande opera di manutenzione del territorio”, formata da tante “piccole opere”, facilmente realizzabili dal tessuto di professionisti, imprese e maestranze italiane.
Si otterrebbero grandissimi benefici per l’economia e l’occupazione, e si potrebbe dare immediato lavoro a molti disoccupati, impegnandoli nella manutenzione dei corsi d’acqua e delle pendici.
Ma per ottenere effetti efficaci e duraturi si segnala che è necessario che si passi (e al più presto, perché gli effetti si vedranno dopo qualche tempo) dalla politica dell’emergenza a quella della prevenzione. Viene chiesta una legge nazionale che imponga misure per un uso del territorio rispettoso delle esigenze di sicurezza, quali:
a) limitare l’impermeabilizzazione del suolo (consumo di suolo). In Parlamento vi sono già diversi DDL.
b) imporre l ‘ invarianza idraulica (e, quando possibile , idrologica ), delle nuove costruzioni, delle ricostruzioni e degli interventi sulle costruzioni esistenti che riguardano le coperture e le aree scoperte pavimentate. Un intervento di trasformazione del suolo mantiene l’invarianza idraulica se non comporta un incremento della portata defluente sulla superficie del suolo. Mantiene l’invarianza idrologica se non comporta un incremento del volume di deflusso superficiale.
c) corredare gli strumenti urbanistici di uno ” studio idrologico-idraulico ” del territorio, in aggiunta allo “studio geologico”, già da tempo obbligatorio in tutto il territorio nazionale, ed allo “studio agronomico-forestale”, da qualche tempo introdotto in alcune regioni.
Per accelerare l’attuazione degli interventi che riguardano l’iniziativa privata, saranno utili agevolazioni procedurali ed incentivi economici. Si chiede in particolare di estendere le detrazioni fiscali attualmente previste per la mitigazione del rischio sismico (il c.d. “sisma-bonus”), agli interventi per la mitigazione del rischio idraulico e da frana (“idrobonus”). L’Associazione l’ha proposto l’anno scorso come emendamento al DDL fiscale. Lo ripropone quest’anno.
Un altro intervento legislativo da attuare urgentemente deve riguardare il riordino della legislazione che negli anni si è stratificata in materia, ed una chiara individuazione dei soggetti responsabili della manutenzione, della tutela e della vigilanza sui corsi d’acqua e sulle pendici, con un aggiornamento della normativa attuale, che risale ai regi decreti del 1904 e del 1923.
Il monitoraggio delle grandezze idrometeorologiche è oggi affidato ad una moltitudine di enti locali, con sovrapposizioni in alcune aree e gravi lacune in altre. E’ necessaria la ricostituzione di un efficiente Servizio nazionale (come lo fu per molti decenni il Servizio Idrografico) o, almeno un efficace coordinamento fra i servizi locali, con l’obbligo di rispettare norme uniformi su tutto il territorio nazionale, per l’osservazione, la raccolta, l’elaborazione e la tempestiva pubblicazione dei dati idrometeorologici.
Viene ritenuto infine necessario supportare con risorse adeguate l’attività di ricerca sul tema del dissesto idraulico del territorio, che vanta in Italia un’importante tradizione, ricercatori eccellenti e giovani estremamente promettenti. Questa attività potrebbe ad esempio aiutarci a comprendere per quali ragioni un fenomeno di dissesto si manifesta esattamente in un dato momento e in un dato punto del territorio. E’ di tutta evidenza che questo genere di conoscenze renderebbe possibile, almeno nel medio termine, l’implementazione di efficaci strategie di mitigazione del rischio aventi un robusto fondamento scientifico. Non bisogna dimenticare poi un impegno nella formazione e nell’aggiornamento dei tecnici della pubblica amministrazione e di quelli che esercitano la libera professione, ed una maggiore considerazione delle competenze specialistiche necessarie.

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