Autore: Bruno Miccio

Disponiamo di diversi eccellenti studi sull’evoluzione dell’approvvigionamento idrico in Italia; per citarne solo alcuni: la Storia sociale dell’acqua di Sorcinelli, L’acqua nella storia di Mantelli e Temporelli;) e, soprattutto, La conquista dell’acqua. Urbanizzazione e approvvigionamento idrico di Giorgio Bigatti.

Importanti sono i contributi sull’argomento forniti da Paolo Buonora, Dirigente dell’Archivio di Stato di Roma. Paolo Ermano, dell’Università di Udine, ha lavorato per realizzare un’analisi storica degli investimenti nel servizio idrico in Italia. Ad Udine, d’altra parte, lavora Antonio Massarutto, uno dei maggiori esperti di economia dei servizi idrici.

Sono, inoltre, disponibili moltissime pubblicazioni, del genere che viene classificato come “storia di impresa”, realizzate da aziende idriche territoriali. In rete è possibile reperire numerosissime storie locali delle infrastrutture idriche, quasi sempre interessanti.

Tuttavia (questo è, ovviamente, un giudizio soggettivo) non disponiamo nel nostro Paese di una trattazione completa e unitaria sull’argomento della fornitura universale dell’acqua potabile comparabile a lavori come La conquete de l’eau. L’avènement de la santé à l’age industriel, di J.P. Goubert, Paris, Robert Laffont 1986.

L’ipotesi che qui si avanza è che questa carenza corrisponda al carattere locale che la questione delle acque ha avuto nel nostro paese sino a tempi recentissimi.

Le risorse idriche sono parte costitutiva di un territorio. In Italia, sino alla emanazione della Galli (L. 36/94), le competenze in materia di servizi idrici ad uso civile rimanevano, sostanzialmente, in capo ai singoli comuni a loro consorzi. Normalmente il servizio non era integrato (gestione della fognatura distinta da quella dell’acquedotto e del trattamento reflui). Ciò spiega la grande quantità dei cosiddetti soggetti gestori allora presenti sul territorio (oltre 13.000).

A determinare tale dato aveva concorso una legge storicamente importante: il R.D. 27 luglio 1934, n. 1265 – cd. Testo unico sulle leggi sanitarie, che istituiva l’obbligo, a carico dei Comuni, singolarmente oppure organizzati in consorzi volontari, di essere forniti di acque pure.

La legge rendeva, cioè, l’approvvigionamento idrico un servizio universale (a favore di tutti i cittadini) un vero obbligo di legge mentre, precedentemente, erano state realizzate infrastrutture idriche moderne soltanto nelle città più grandi, quasi sempre con contratti di concessione ad imprese private.

La fornitura domestica era disponibile solo per chi era in grado di pagarla. Per tutti gli altri la fontanina pubblica (ed era già un enorme progresso rispetto al pozzo spesso vettore del morbo asiatico)

I Comuni (singoli o associati) avevano, dunque, l’onere, qualora non disponessero di adeguata risorsa idrica nel proprio territorio, di presentare allo Stato progetti per la realizzazione di infrastrutture per l’approvvigionamento idrico.

Tali opere, a seguito di approvazione da parte del governo centrale – competente anche per l’autorizzazione al prelievo della risorsa idrica – erano finanziate autorizzando gli Enti locali a contrarre mutui con la Cassa Depositi e Prestiti (nel sud e nel dopoguerra con la concessione di erogazioni in conto capitale da parte della Cassa del Mezzogiorno).

È questa la ragione per la quale la quasi totalità degli acquedotti sono pubblici. Sono stati realizzati con “denaro pubblico”.

Questa affermazione trova riscontro nell’art. 822 del Codice Civile che attribuisce al demanio pubblico “ … il lido del mare, la spiaggia, le rade e i porti; i fiumi, i torrenti, i laghi e le altre acque definite pubbliche dalle leggi in materia; le opere destinate alla difesa nazionale. Fanno parimenti parte del demanio pubblico, se appartengono allo Stato, le strade, le autostrade e le strade ferrate; gli aerodromi; gli acquedotti ….”

La storia del nostro Paese è in modo rilevante la storia delle sue città. Queste città hanno, il più delle volte, un’origine molto antica. Tutte, sin dall’inizio, hanno sviluppato sistemi per l’approvvigionamento idrico degli abitanti e delle loro attività. Imponente è stata l’opera realizzativa del potere romano, centrale e periferico. Una giovane studiosa, Lavinia De Rosa, ha recentemente documentato 149 acquedotti, costruiti dal II sec. a.C. al II sec. d.C. in Italia

Seguire le vicende di ogni città o agglomerato urbano sarebbe un compito immane e forse inutile.

Ricostruire l’evoluzione delle politiche idriche della nazione italiana può, invece, essere di qualche interesse anche per riflettere sulle scelte da assumere per il nostro futuro.

Nella seduta del Senato 25 settembre 1962, il relatore al ddl Piano regolatore generale degli acquedotti e delega al Governo ad emanare le relative norme di attuazione, Basilio Focaccia, così argomentava:

“Non esiste, invero, in Italia, come in alcuni Paesi esteri più progrediti, una pubblicazione descrittiva e statistica completa contenente un organico quadro generale della effettiva situazione generale esistente, degli indispensabili fabbisogni attuali e futuri, delle disponibilità delle fonti di alimentazione, degli schemi delle nuove opere occorrenti e della integrazione e sistemazione di quelle esistenti. … … fin dalla costituzione del Regno, furono condotte inchieste di carattere nazionale, o settoriale, riguardanti Regioni e Provincie, sull’approvvigionamento idrico di centri o agglomerati urbani

La più antica pubblicazione apparve nel 1867, a seguito di un’indagine dell’allora Ministero dell’agricoltura, industria e commercio, (il toscano Torelli) e riguardava lo stato di approvvigionamento idrico delle provincie di Ancona Girgenti, Genova, Pavia, Parma, Sondrio, Bari e Pisa….

Successivamente, nel 1886, (dopo l’epidemia colerica del 1884) vennero pubblicati i risultati dell’inchiesta sulle condizioni igieniche e sanitarie dei Comuni del Regno, indetta dal Ministero dell’interno, nella quale veniva posta in rilievo la situazione relativa al rifornimento di acqua potabile.

All’esposizione di Parigi del 1900, apparvero, tradotti in grafici, i risultati di una seconda inchiesta sanitaria indetta dallo stesso Ministero dell’interno, la quale comprendeva anche indagini sul rifornimento di acqua potabile.

Ma solamente al 1903 rimonta la prima indagine appositamente disposta sulle acque potabili, svolta a mezzo di apposito questionario ai Comuni; e la Direzione generale della sanità pubblica ne pubblicò i risultati nel 1906.

Altre iniziative furono prese, in seguito, dalle Amministrazioni dei Comuni d’Italia ( 1926 ), dalla Federazione degli industriali (1935) ed alla Direzione generale di sanità (1938); ma devesi rilevare che tutte le indagini condotte fino a quest’ epoca, avevano il solo scopo di rilevare, dal punto di vista dell’igiene, Io stato e le condizioni dell’approvvigionamento idrico delle popolazioni, per cui riesce impossibile ricostruire, in base alle notizie pubblicate, i dati tecnici delle opere e le caratteristiche del loro esercizio.

Solamente nel 1940, vide la luce un’importante rassegna a cura del Sindacato nazionale ingegneri, la quale condensava, in un grosso volume di circa 900 pagine, lo stato degli acquedotti e delle fognature dell’Italia settentrionale, oltre che nella loro consistenza, anche nello schema tecnico

delle opere e nei -principali elementi atti a caratterizzare il loro esercizio…”.

Insomma, è evidente che, fino a tutta la seconda guerra mondiale, è difficile parlare di politica idrica nazionale in Italia.

La Legge N. 129, della quale era stato relatore Focaccia, fu approvata il 4 febbraio 1963. Anche l’opposizione comunista votò a favore.

Era l’epoca del IV Governo Fanfani (Fiorentino Sullo era Ministro ai Lavori pubblici), alla fine della III legislatura, una coalizione DC – PRI – PSDI con un programma concordato anche con il PSI – che sosteneva il Governo dall’esterno – che prevedeva una “nuova stagione riformista”: nascita delle regioni, nazionalizzazione dell’energia elettrica, riforma della scuola, programmazione economica, riforma urbanistica, riforma della pubblica amministrazione, con la prospettiva politica di pervenire ad un centro-sinistra “organico” ( Aldo Moro aveva, sostanzialmente, vinto il Congresso di Napoli del 1962 della DC).

Una stagione del nostro Paese caratterizzata da idee forti e dalla tensione ad una crescita, prima di tutto civile e culturale oltre che economica, innervata dal primato dell’interesse pubblico

Il Piano regolatore generale degli acquedotti fu completato e pubblicato in meno di cinque anni.

Poche parole sul relatore della legge, il senatore Basilio Focaccia, perché le idee sono un prodotto degli uomini.

Nacque da famiglia contadina povera, la modestissima estrazione economico-sociale gli precluse la possibilità di proseguire oltre il livello delle elementari. Contadino, studiò da autodidatta.

Nel 1908: diciannovenne, si arruolò nella Regia marina militare, potendo finalmente iscriversi, durante la ferma, alla Scuola superiore Politecnica di Napoli. Nel 1920 si congedò dalla Marina, conseguendo la laurea.

Assistente ordinario dal 1921, conseguì nel 1925 la libera docenza in Elettrotecnica, ebbe dall’anno successivo l’incarico dell’insegnamento di Misure elettriche.

Nel 1934, fu nominato per «chiara fama», professore ordinario alla cattedra di Misure Elettriche dell’Università di Napoli, di cui fu titolare dal 1935.

Due anni dopo fu incaricato di Elettrotecnica presso l’Università di Roma, dove si trasferì definitivamente nel 1938, assumendo anche l’incarico di direttore dell’Istituto, rimanendovi fino al pensionamento e alla nomina ad emerito del 1966.

Fu socio dell’Accademia nazionale delle scienze .

Con l’avvento dell’ordinamento repubblicano ricoprì varie cariche politiche: nelle elezioni politiche del 1948 fu eletto Senatore della Repubblica, carica che ricoprì consecutivamente anche nella II, III e IV Legislatura.

Fu sottosegretario nel governo De Gasperi VII (Trasporti), e De Gasperi VIII (marina mercantile) e nel governo Pella (industria e commercio). Nel corso delle quattro legislature fu membro di numerose commissioni parlamentari.

All’origine del miracolo furono questo tipo di persone.

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