Autore: Ruggiero Jappelli

Da tempo immemorabile gli uomini esperti nei problemi più avanzati di una generica disciplina aprono i discorsi al pubblico invocandone il Rinnovamento. Questo interesse per il nuovo è avvertito come un’Esigenza in ogni settore dell’attività umana; esso è strettamente legato al bisogno di Crescita ed è forse alla base di quell’impulso elementare che spinge molti uomini a preferire la vita attiva a quella contemplativa.

La primaria esigenza di rinnovamento sorge con particolare veemenza nell’animo degli uomini che si dedicano per ufficio o per vocazione alla cura degli interessi generali di gruppi di persone o di interi popoli; si manifesta con evidenza come ansia di riforme che pervade coloro che assumono responsabilità di governo.

E’ opportuno aggiungere subito, però, che l’invocazione, spesso pronunciata con toni drammatici, forse nella speranza di trascinare le folle, è di rado seguita da concrete indicazioni sulla materia da rinnovare.

Al fine di valutare il significato di questa esigenza, che emerge ormai in varie occasioni con crescente frequenza, e la difficoltà di precisarne la materia, sembra opportuno proporre qualche riflessione.

Prescindendo dalle questioni scientifiche, che per definizione sono oggetto di continuo ripensamento, si osservi in primo luogo che il Tecnico deve affrontare oggi problemi non dissimili da quelli del passato; questi si configurano, tuttavia, in contesti ed intrecci assai più complicati di prima. Ne segue che per ricercare soluzioni appropriate ai problemi odierni dell’Ingegneria è sufficiente rileggere le soluzioni classiche con lenti diverse. Ogni Rinnovamento o, se si vuole, Riforma, si risolverebbe dunque – e con buona probabilità di successo – con un’appropriata scelta delle lenti – quasi mezzi d’opera – da inforcare per cogliere l’Unità da una molteplicità di aspetti di ogni problema, nonché con una rinnovata capacità di Sintesi e di coraggiose decisioni, che richiedono attitudini prima sconosciute nella pratica professionale.

In mancanza di una visione di sintesi il professionista procederebbe oggi come quell’ingegnere che si meravigliava gli venisse attribuita la responsabilità del cattivo comportamento di una costruzione priva di adeguata fondazione, o come quell’architetto paesaggista che per la manutenzione del previsto verde aveva dimenticato di prevedere l’approvvigionamento idrico e il drenaggio delle acque di scarico.

La convinzione che l’avvertita esigenza del rinnovamento, concerne essenzialmente il mezzo d’opera deriva da una serie di costatazioni che possono così riassumersi.

Innanzitutto, l’osservazione della crescente Complessità dei sistemi, ai quali è necessario riferirsi per non lasciarsi sfuggire aspetti, anche minuti, del mondo moderno. Questa complessità, sulla quale lo scrivente ha proposto altrove qualche riflessione, non è sinonimo di difficoltà. Essa comporta l’impossibilità di formulare ogni ragionevole previsione intorno all’evoluzione del sistema e la necessità di ricorrere – in contrasto con ogni vigente disposizione deterministica – a metodi cosiddetti osservazionali, nelle svariate forme inventate per condurre a buon fine lavori di pubblico interesse.

Una seconda questione, che richiederebbe attenta riflessione, è rappresentata dall’enorme difficoltà che oggi s’incontra in ogni saggio tentativo di superare la Verticalità dell’individuo con Attraversamenti trasversali sincronici per la composizione ed il trasferimento di singole opinioni in decisioni di interesse generale. Il problema si ravvisa con evidenza nelle dispute congressuali, specie quelle di ispirazione generale o filosofica, che spesso terminano lasciando i disputanti nella loro opinione, che rimane, per così dire verticale. Quella visione unitaria trasversale che andrebbe costruita sistematicamente, non senza pazienza e perseveranza, per successive approssimazioni o aggiustamenti delle opinioni individuali, resta così inesplorata e lasciata di fatto ai posteri. Il recupero della capacità di una costruzione logica collegiale comporterebbe, infatti, una vera Rivoluzione, cioè un autentico rinnovamento.

Un terzo tema, strettamente correlato ai precedenti, dei quali è quasi conseguenza, concerne la capacità di programmazione, che richiederebbe una difficile visione diacronica a lungo termine sulla durata della vita utile e sulle presumibili trasformazioni di insiemi di strutture ed infrastrutture fisse, civili ed industriali. Un segnale di autentico rinnovamento nel metodo di programmazione si ravviserebbe se, per esempio, ai piani generali di risanamento di tutto il territorio nazionale, piani che lasciano sgomenti, perché privi di concretezza, si sostituissero semplicemente interventi distribuiti secondo una ragionevole priorità, basata caso per caso su oggettive e documentate considerazioni sul rischio di alluvione e sul rischio di frana, sottraendoli così alle occasionali e bizzarre indicazioni di amministratori e di incompetenti.

Un importante segnale che conferma, ad avviso dello scrivente, l’esigenza di Rinnovamento nel senso precisato, deriva dalla scarsissima partecipazione popolare all’elezione del sindaco delle più importanti città d’Italia. Registrato il fenomeno, un qualsiasi osservatore, dotato di un qualche spirito scientifico, potrebbe solo dedurne che la grande maggioranza della popolazione è mancata all’appuntamento per una o più delle seguenti ragioni:

  1. a) perché ritiene con inconsapevole ottimismo che una grande città possa funzionare senza un responsabile dell’amministrazione;
  2. b) perché antepone consapevolmente all’interesse generale il suo personale per una partita di calcio o una gita domenicale;
  3. c) perché è incapace di esprimere la sua preferenza per un qualsiasi programma di governo della città;
  4. d) perché estende all’intera classe dei possibili amministratori un suo giudizio formato sulla cattiva prestazione di alcuni.

Non altrimenti accade di constatare nei condominii costituiti fra privati.

Qualunque sia la ragione della mancata partecipazione, che sbalordisce in quanto concerne l’amministrazione della città nella quale il non interessato vive, non resta che trarre dal fenomeno l’amara conclusione che il vero Rinnovamento, del quale si conclama l’esigenza, non concerne l’importo di una tassa, né il funzionamento dei servizi pubblici, quanto il comportamento dell’individuo, che dimostra scarsa propensione per tutelare l’interesse generale. Questa prevalenza del Verticale sul Trasversale si ravvisa in occasioni dissimili ma è significativa. L’esempio più recente è rappresentato dal distacco dall’Europa del Regno Unito, che ha preferito tornare nella sua splendid isolation, nonostante le divisioni interne che di quel participio fanno ormai dubitare.

Dunque, l’esigenza di un autentico Rinnovamento non sarà soddisfatta, finché l’interesse per il bene comune resterà esposto ai pregiudizi individuali, o peggio, posposto all’immediato interesse privato.

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