Autore: Giuseppe Frega, Emerito di Costruzioni Idrauliche, Università della Calabria

Diversamente dalle derrate alimentari, che possono trasportarsi in grande quantità, pure da un continente all’altro, per fronteggiare le esigenze degli insediamenti umani, le masse d’acqua si possono invece spostare con condotte adduttrici solo su distanze relativamente brevi; e si possono sfasare, con compenso anche pluriennale, se possono costruirsi serbatoi i cui volumi sono pur sempre contenuti. Gli impianti di potabilizzazione e di depurazione hanno anch’essi tanti limiti specie nei consumi energetici e nei costi di gestione.

Allora, le crisi dell’acqua sono esplose prima e drammaticamente laddove più esaltati sono gli squilibri meteoclimatici ed orografici naturali (cause originarie di quegli scompensi idrici) ai quali l’uomo si è adattato, finendo poi con l’indulgere ad un operato acritico che ha peggiorato le situazioni se ha consentito grandi residenze domestiche e insediamenti industriali molto concentrati. Cosi, in una spirale perversa lo spontaneismo è prevalso sull’intervento correttivo e le difformità naturali si sono tradotte in insufficienze delle infrastrutture; cause e conseguenze si sono confuse e l’uso indiscriminato del territorio e delle sue risorse spesso è sfociato in squilibri socio-economici.

Anello importante di una tale catena è quindi la carenza idrica in senso lato: principalmente, non esclusivamente, nelle regioni aride. Ma lo stesso sviluppo a sua volta è condizionato e contenuto sia dalle risorse finanziare da impegnare, sia dalle risorse naturali da coinvolgere fra cui le stesse risorse idriche. Quindi va ora considerato lo sviluppo sostenibile con l’impegno delle risorse economico-finanziarie e con il degrado delle risorse ambientali.

Nell’attuale situazione italiana, quasi ovunque alle scale territoriali e temporali relativamente piccole, affinché l’uso sua soddisfacente è necessario incrementare le risorse idriche, ed è necessario tutelarle, con interventi correttivi, per il più efficace recupero da avversi fatti naturali, a lungo protratti da difetti anche umani. Occorrono interventi tecnici: essi ormai richiedono professionalità multiple e complementari, saggi orientamenti politici, convinte collaborazioni degli utenti, una presa di coscienza generale. Ma sia l’”incremento” sia la “tutela” vanno intesi in una accezione più ampia di quella finora seguita.

Esaminiamo con ordine queste accezioni speciali.

Per fare quadrare il bilancio quantitativo locale dell’acqua occorre mirare ai nuovi obiettivi: 1) risparmiare le risorse disponibili non peggiorandone le proprietà, e ridurre i fabbisogni reali non a scapito della qualità della vita; 2) accrescere le risorse utilizzabili con il minimo impiego di beni economici e ambientali; 3) introdurre altre risorse non tradizionali, efficaci e compatibili.

Risparmiare disponibilità nel contenere i fabbisogni e nell’eliminare sprechi è peraltro un modo occulto di accrescere le risorse, nel senso di sprigionare dei recuperi da destinare ad altre utenze, che coinvolge l’impegno di tanti soggetti. Nell’esercizio dei circuiti domestici e delle relative apparecchiature sanitarie e di conturazione va favorito un uso più sobrio e mirato dell’acqua potabile; ne consegue la necessità di rivedere le dotazioni specifiche per abitante e per giorno, di aggiornare le progettazioni, di sensibilizzare già i bambini all’idea che l’acqua è un bene prezioso, da usare con parsimonia, e da inquinare il meno possibile.

Il rifacimento delle vecchie reti acquedottistiche cittadine, ed una loro gestione attenta, automatizzata e informatizzata dovrebbero contenere in limiti fisiologici le fatali perdite nel sottosuolo, e rilevare i guasti ai contatori per evitare la distribuzione turnata che spinge gli utenti a fare proprie riserve interne, non igieniche e peraltro poi in parte sciupate. Anche le reti fognarie non dovrebbero avere fughe, che inquinano il sottosuolo e sottraggono ai depuratori risorse recuperabili per altri usi. I sistemi di adduzione e di distribuzione dell’acqua irrigua dovrebbero portare a ridurre perdite per evaporazione, dispersione e furti, mentre vanno favoriti sistemi di adacquamento che portano il nutrimento al diretto contatto con l’apparato radicale, e limitatamente alle fasi dello sviluppo del vegetale nelle quali maggiore è la resa in massa biologica. Negli ultimi decenni le superfici irrigue del paese sono aumentate notevolmente e il consumo agricolo è tanto preponderante, su ciascuno degli altri, che un contenimento anche limitato libera grandi disponibilità complessive, talora bastevoli ad altri usi, come quelli potabili di piccoli centri in particolare. Nelle infrastrutture idrauliche, e in particolare nei serbatoi artificiali va ridotta l’evaporazione dagli specchi liquidi. Va promossa la modifica dei cicli produttivi industriali in processi “a secco” o a ridotto consumo d’acqua, e la pratica di rigenerare le acque all’interno dello stabilimento.

Accrescere l’utilizzazione delle risorse naturali significa agire in tanti modi. Rispristinando abitudini di ricorso diretto a risorse locali, quali la racconta delle acque piovane nelle cisterne, per i lavaggi nei casolari e le irrigazioni delle villette, e il recupero di scoli naturali per i tanti usi poderali. Un ampio modo parallelo è quello di forzare ulteriormente la percentuale dei deflussi naturali derivata per i vari usi, migliorandone la diffusione sul territorio e nel corso delle stagioni, purché a costi ancora accettabili: cosi con più esteso e diretto ricorso alle sorgenti; rilanciando i laghetti collinari; operando nei grandi sistemi idrici interconnessioni ed allacciamenti con fonti diversificate che, insieme ad appropriate tecniche decisionali, esaltino la risposta complessiva invasabile nei serbatoi e distribuibile agli utenti per usi plurimi con obiettivi flessibili.

Ebbene, il contributo di tali recuperi, attuabili sia eliminando gli sprechi e riducendo i consumi, sia ricorrendo a risorse locali e forzando la percentuale di deflussi superficiali e sotterranei tradizionalmente derivabili, può essere sensibile e in alcune circostanza è significativo, ma non sempre è compatibile con i vincoli economici e ambientali. Però nei paesi a più alto tenore di vita, per far bilanciare disponibilità con fabbisogni, locali e temporali occorre puntare sull’incremento delle risorse nel senso più comune, cioè sull’introdurre altre fonti non tradizionali come la desalinizzazione di acque salmastre.

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