Autore: Michele Munafò, ISPRA

  1. L’impatto dell’impermeabilizzazione

La progressiva espansione delle aree urbanizzate, spesso in aree a bassa densità, comporta una forte accelerazione del processo di impermeabilizzazione del suolo, a causa della copertura permanente con materiali artificiali per la costruzione di edifici, fabbricati, infrastrutture o altri manufatti. È un fenomeno che riguarda solo una parte dell’area di insediamento, che in genere mantiene un certo grado di permeabilità dovuto alla presenza di giardini, di parchi urbani e di altri spazi aperti. Il fenomeno comprende, tuttavia, anche le costruzioni presenti in aree agricole e naturali, oltre l’area tradizionale di insediamento urbano.

L’impermeabilizzazione è individuata come la principale causa di degrado del suolo in Europa (Commissione Europea, 2006) e rappresenta la forma più evidente del consumo di suolo che, in Italia, continua ad aumentare e riguarda circa 21.000 chilometri quadrati (ISPRA, 2015). La copertura impermeabile è probabilmente l’uso più impattante che si può fare della risorsa suolo, poiché ne determina la perdita totale o una compromissione della sua funzionalità tale da limitare/inibire anche il suo insostituibile ruolo nel ciclo degli elementi nutritivi. La diffusione indiscriminata delle tipologie artificiali di uso del suolo porta, così, al degrado delle funzioni ecosistemiche e all’alterazione dell’equilibrio ecologico e deve essere intesa come un costo ambientale (Commissione Europea, 2013).

Le funzioni produttive dei suoli impermeabilizzati sono inevitabilmente perse, così come la loro possibilità di assorbire e stoccare il carbonio, di fornire supporto e sostentamento per la componente biotica dell’ecosistema, di garantire la biodiversità o, spesso, la fruizione sociale. Nel territorio si incrementano anche la frammentazione e il degrado degli habitat e delle reti ecologiche (EEA, 2006).

Nelle aree urbane, la perdita di copertura vegetale e la diminuzione dell’evapotraspirazione, in sinergia con il calore prodotto dal condizionamento dell’aria e dal traffico e con l’assorbimento di energia solare da parte di superfici in asfalto o calcestruzzo, contribuiscono ai cambiamenti climatici locali, causando l’effetto “isola di calore” (Commissione Europea, 2012).

Un suolo compromesso dall’espansione delle superfici artificiali e impermeabilizzato, con una ridotta vegetazione e con presenza di superfici compattate non è più in grado di trattenere e immagazzinare una buona parte delle acque di precipitazione atmosferica e di contribuire, pertanto, a regolarne il deflusso superficiale, con effetti diretti sul ciclo idrologico e con l’aumento della frequenza e dell’intensità dei fenomeni alluvionali ed erosivi. Le precipitazioni che si infiltrano nei suoli, infatti, fanno aumentare in misura significativa il tempo di corrivazione necessario per raggiungere i fiumi, riducendo il flusso di picco. Inoltre, la forte pressione sulle risorse idriche indotta dall’urbanizzazione può causare cambiamenti nello stato ambientale dei bacini di raccolta delle acque, alterando gli ecosistemi e i servizi che essi offrono. La riduzione di zone umide, pozzi naturali e terreni permeabili, combinata con l’espansione delle città nelle pianure alluvionali e costiere, spesso posizionate lungo le coste o le rive dei fiumi, aumenta così fortemente il rischio di inondazioni, anche in considerazione dei possibili effetti aggiuntivi dei cambiamenti climatici.

Il dilavamento dei suoli e delle superfici artificiali da parte delle acque di scorrimento superficiale e l’aumentata velocità di deflusso determinano anche un incremento del carico solido e del contenuto in sostanze inquinanti, provocando un forte impatto sulla qualità delle acque superficiali e sulla vita acquatica, in particolare quando non siano adeguatamente trattate le acque di prima pioggia, con il loro carico inquinante aggiuntivo che, nei periodi secchi, si depositano nelle fognature miste che caratterizzano la gran parte delle nostre aree urbane (Johnson, 2001).

Si deve aggiungere che il deterioramento del territorio avviene anche dove non si altera direttamente il suolo, perché gli spazi interclusi non artificializzati sono comunque difficilmente recuperabili e vi sono inibite molte delle funzioni del suolo. Considerando, quindi, gli effetti che la copertura artificiale di una porzione di suolo produce nell’intorno in termini di effetti indiretti e di disturbo, la disponibilità di suolo libero e di qualità si dimostra ancora più compromessa. Stimando la superficie effettivamente disturbata dalla presenza di coperture impermeabili come quella a una distanza di 100 metri dalle aree costruite, la superficie del territorio nazionale effettivamente coinvolta, indicatore della portata del disturbo provocato dal consumo di suolo, è risultata essere, nel 2012, pari al 54,9% della superficie nazionale (ISPRA, 2015).

  1. Orientamenti comunitari e il contenimento del consumo del suolo in Italia

La necessità di arginare il consumo di suolo agricolo e naturale è evidenziata, sin dal 2002, dalla Commissione Europea con la Comunicazione dal titolo “Verso una strategia tematica per la protezione del suolo”. Nel settembre 2006, inoltre, la Commissione propone una nuova Direttiva, poi ritirata nel 2014, che avrebbe dovuto definire il quadro complessivo per la protezione del suolo e adottare la Strategia tematica per la protezione e l’uso sostenibile del suolo. Tale strategia pone l’accento sulla prevenzione da un ulteriore degrado del suolo e sul mantenimento delle sue funzioni, sottolineando la necessità di attuare buone pratiche per ridurre gli effetti negativi del consumo di suolo e, in particolare, della sua forma più evidente e irreversibile: l’impermeabilizzazione (Commissione Europea, 2006).

L’importanza di una buona gestione del territorio è ribadita a livello europeo nel 2011, con la Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse, in cui è definito l’obiettivo dell’azzeramento del consumo di suolo entro il 2050 (Commissione Europea, 2011). L’anno successivo vengono anche indicate le priorità di azione e le linee guida da seguire per raggiungere tale obiettivo, con la definizione di una strategia di azione volta a limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo. L’approccio previsto è quello di mettere in campo politiche e azioni da definire dettagliatamente negli Stati membri e da attuare a livello nazionale, regionale e locale. In altri termini, gli Stati membri dovranno, prioritariamente, assicurare la limitazione dell’impermeabilizzazione attraverso la riduzione del tasso di conversione e di trasformazione del territorio agricolo e naturale e il riuso delle aree già urbanizzate, con la definizione di target realistici al consumo di suolo a livello nazionale e regionale e di linee di azione come la concentrazione del nuovo sviluppo urbano nelle aree già insediate. Solo quando la perdita di suolo è inevitabile, potranno essere previste misure di mitigazione, volte al mantenimento delle principali funzioni del suolo e alla riduzione degli effetti negativi sull’ambiente. Infine, tutti gli interventi inevitabili di nuova impermeabilizzazione del suolo dovranno essere compensati, ad esempio, con una riqualificazione di terreni già impermeabilizzati oppure, come ultima possibilità, sotto forma di corrispettivi economici, purché vincolati all’utilizzo in azioni di protezione del suolo (Commissione Europea, 2012).

Gli orientamenti comunitari, la crescente consapevolezza dell’importanza ambientale dei suoli e del territorio e la necessità di contrastarne il progressivo degrado, assicurando il ripristino delle funzioni ecosistemiche che esso garantisce, hanno portato, negli ultimi anni, ad avanzare numerose proposte normative per la gestione sostenibile e la salvaguardia dei suoli italiani, generalmente finalizzate al contenimento del consumo di suolo, tutelando le aree agricole e naturali e incentivando il riuso e la rigenerazione di aree già urbanizzate.

In particolare, il disegno di legge in materia di contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato è stato recentemente approvato dalla Camera e riconosce l’importanza del suolo come bene comune e risorsa non rinnovabile, fondamentale per i servizi ecosistemici che produce anche in funzione della prevenzione e della mitigazione degli eventi di dissesto idrogeologico e delle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici. Il testo impone l’adeguamento della pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica vigente alla regolamentazione proposta e consente il consumo di suolo esclusivamente nei casi in cui non esistano alternative consistenti nel riuso delle aree già urbanizzate e nella rigenerazione delle stesse, riconoscendo gli obiettivi stabiliti dall’Unione circa il traguardo del consumo netto di suolo pari a zero da raggiungere entro il 2050, non recependo completamente, tuttavia, le indicazioni europee su limitazione, mitigazione e compensazione dell’impermeabilizzazione del suolo. I prossimi anni saranno, quindi, fondamentali per l’attuazione di politiche e di strumenti che contribuiscano a un efficace contenimento dei tassi di trasformazione del territorio agricolo, naturale e seminaturale e alla salvaguardia delle funzioni ambientali del suolo e dei cicli naturali ad esso connessi.

 

Link per approfondimenti

https://www.consumosuolo.isprambiente.it

https://ec.europa.eu/environment/soil/index_en.htm

Bibliografia

 

Commissione Europea, Strategia tematica per la protezione del suolo, COM(2006) 231. Bruxelles, Commissione Europea, 2006, 13 pp.

Commissione Europea, Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse, COM(2011) 571, Bruxelles, Commissione Europea, 2011, 29 pp.

Commissione Europea, Orientamenti in materia di buone pratiche per limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, 2012, 68 pp.

Commissione Europea, Superfici impermeabili, costi nascosti. Alla ricerca di alternative all’occupazione e all’impermeabilizzazione dei suoli. Lussemburgo, Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, 2013, 36 pp.

EEA, Urban sprawl in Europe. The ignored challenge, Copenhagen, European Environmental Agency, 2006, 60 pp.

ISPRA, Il consumo di suolo in Italia, Roma, ISPRA, 2015, 98 pp.

Johnson M.P., Environmental impacts of urban sprawl: a survey of the literature and proposed research agenda, Environment and Planning 33(4), 2001: 717-735.

Condividi l'articolo con gli amici.