Autore: Giorgio Cesari

Sintesi
La Direttiva Quadro sulle acque (WFD) ha introdotto nel 2000 molti nuovi concetti per affrontare la governance con un approccio integrato per la gestione sostenibile delle acque. Il processo di strategia comune di attuazione (CIS) ha avuto successo nella realizzazione di una serie di documenti di orientamento che hanno sostenuto la performance degli Stati membri e hanno contribuito a a portare avanti uno sviluppo armonico. Un grande sforzo è stato messo dagli Stati membri nello sviluppo dei primi piani di gestione dei bacini fluviali (RBMP), e la conoscenza dello stato delle acque in Europa è notevolmente migliorata. Sono però necessari importanti e maggiori sforzi per garantire il raggiungimento degli obiettivi della Direttiva Quadro nei cicli di pianificazione 2021 e 2027.

La Commissione, nel Blueprint 2012, ha proposto “nel quadro della CIS, di istituire un sistema di peer-review semplice e volontario attraverso il quale le autorità del distretto idrografico potevano presentare le loro proposte di RBMP alla revisione da altre autorità distrettuali, all’interno dello stesso o in altri Stati membri, al fine di favorire l’apprendimento reciproco e di migliorare la qualità dei progetti e la loro conformità ai requisiti della WFD.

I tempi di attuazione della Peer Review Mechanism sono stati però più lunghi del previsto e molte attività si sono potute svolgere solo alla fine dello scorso anno o nell’anno in corso. I risultati dello sforzo congiuntamente fatto da diverse Autorità di bacino/distretto sono, pertanto, più utili per porre le basi di strumenti adeguati di aggiornamento dei piani per il prossimo sessennio.

Tra i numerosi temi affrontati, si citano alcuni più interessanti per il nostro Paese, sia per la corretta applicazione del dettato della Direttiva, sia per una oggettiva possibile revisione della Direttiva medesima. In particolare: le relazioni pressioni-impatto-misure-obiettivi come implementazione di un’adeguata metodologia e come valutazione dell’affidabilità, l’interoperabilità tra data base regionali e il sistema statistico nazionale, l’integrazione delle politiche per la gestione delle risorse idriche, la protezione dalle inondazioni e l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Se lo scopo della peer review complessiva nell’UE è quello di creare un sistema semplice, volontario e mirato per consentire l’apprendimento reciproco tra pari circa l’attuazione della direttiva quadro sulle acque e partecipativo di pianificazione della gestione dei bacini fluviali, nel caso dei Distretti italiani l’obiettivo generale è stato piuttosto ampio, per rispondere a problemi quali l’attuazione della direttiva quadro sulle acque e la Direttiva Flood (FD), i sistemi informativi relativi e l’integrazione delle politiche.

L’Italia ha una storia di gestione dei bacini idrografici già prima che la direttiva quadro sulle acque (WFD) entrasse in vigore poiché fin dal 1989 sono state create le autorità di bacino a livello nazionale, interregionale e regionale. Notevoli progressi, in ogni modo, sono stati compiuti nell’attuazione della direttiva quadro sulle acque rispetto al piano adottato nel 2010, e più specificamente si è passati dai piani di protezione delle acque precedenti a un vero e proprio piano di gestione del bacino idrografico (RBMP), svolgendo un ampio processo partecipativo pubblico.
Un buon esempio di pianificazione integrata sono poi le iniziative di “integrazione “con la Direttiva Alluvioni per la creazione di aree di
overflow e buffer per eventi di piena con conseguente impatto positivo sulla riqualificazione fluviale, la protezione dalle inondazioni e il ripristino delle zone umide. Un altro importante aspetto trattato, necessario per poter beneficiare di sovvenzioni per investimenti nel settore agricolo (irrigazione), è la misura dei prelievi. Se molti progressi sono stati fatti, c’è ancora però la necessità di una più efficace collaborazione tra i diversi settori e tra le varie autorità nonché una più stretta collaborazione tra le regioni e lo Stato, in particolare, dove sorgano interessi contrastanti degli usi dell’acqua, o dove ci siano diverse competenze per lavorare in modo armonizzato per raggiungere gli obiettivi della direttiva quadro sulle acque e la direttiva alluvioni. A questo proposito i Consorzi di bonifica e irrigazione sono un attore importante per migliorare l’attuazione direttiva quadro sulle acque e la direttiva Flood con misure applicabili su area vasta.

La Protezione Civile è stata una delle più alte priorità già da diversi decenni in Italia e la gestione del rischio del dissesto idrogeologico era già in atto ben prima della direttiva Alluvioni. Se la direttiva Alluvioni ha favorito un approccio più olistico alla gestione del rischio di alluvioni e rispetto alla direttiva quadro sulle acque, la prevenzione è più semplice da implementare, anche se i cambiamenti climatici richiedono necessariamente di porre un diverso accento sulla gestione del rischio di alluvione al fine di salvaguardare le persone e mitigare la perdita eventuale del bene economico. Il tutto nella nuova configurazione del distretto, che richiede un’attuazione più omogenea e trasparente della direttiva quadro sulle acque in Italia ponendo l’accento sulla collaborazione nazionale tra i bacini dei fiumi, l’apprendimento e la condivisione in e tra le autorità di bacino/distretto, e avendo un approccio più coerente per la classificazione e l’organizzazione delle informazioni.

Per quanto riguarda l’attuazione della direttiva quadro sulle acque si deve rimarcare che la direttiva è “un generale, ma vincolante programma di destinazione” e che l’interpretazione dei requisiti e delle linee guida di implementazione dovrebbero evolversi nel tempo. La direttiva non riesce a cogliere adeguatamente la complessità ambientale, economica e sociale del distretto e il necessario livello di incertezza nelle questioni ambientali e ingegneristiche. Ad esempio, il principio one-out-all-out si adatta poco sulla natura complessa dello stato ecologico, così come le autorità competenti sono spesso responsabili per il raggiungimento degli obiettivi, ma non sempre possono decidere e possono attuare le misure previste.

Essenziali, per un’applicazione più mirata e omogenea delle direttive, sono le priorità strategiche e concordate a livello nazionale, nonché i piani operativi “piani di protezione delle acque” mentre altri miglioramenti possono derivare da un sistema più coerente e inclusivo per il controllo e il monitoraggio dei servizi idrici. Una sfida importante è la piena collaborazione tra le regioni e le diverse aree di interesse, così come i diversi organismi nel campo dell’agricoltura e dell’ambiente.
La partecipazione pubblica ha, in genere, avuto buon successo coprendo vari settori dell’ambiente, dell’uso e della qualità delle acque, ma può essere ancora più espansa verso altri diversi attori e settori. Ciò comporta anche la condivisione di informazioni in cui nuovi mezzi informatici possono essere esplorati, per campagne di informazione, materiale informativo per le scuole o altri attori, ponendo sul web in continuo ulteriori informazioni.

È importante la collaborazione con le altre autorità di bacino/distretto con altri istituti per sviluppare un approccio comune nazionale per la valutazione dello stato ecologico sulla base dei dati disponibili, così come la condivisione di metodi ed esempi in relazione ai dati disponibili e alla tipologia dei dati disponibili, il tutto con un concreto rapporto da parte del Ministero dell’Ambiente e dell’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).

Una questione chiave resta la continuità di monitoraggio dei corpi idrici, sopratutto dove le misurazioni sono ridotte o mancanti. Metodi di approssimazione e confronto con corpi idrici con caratteristiche simili possono, a questo proposito, essere utilizzati, anche raggruppando corpi idrici con caratteristiche simili.

L’aspetto più ampio dei servizi ecosistemici, che non sono sempre in linea con le misure e le politiche per il controllo delle inondazioni, l’approvvigionamento idrico e i piani di energia idroelettrica dovranno essere opportunamente esaminato e sviluppati nel sessennio successivo.
Vi è poi la necessità di un monitoraggio della quantità di acque sotterranee, che in molti bacini fluviali è sconosciuto, così come di un attento monitoraggio delle derivazioni per l’irrigazione ove non esistente. La condivisione dei dati e dei risultati tra le diverse autorità resta, pertanto, un elemento cardine per un approccio comune e per un uso efficiente delle risorse, anche attraverso un database nazionale centralizzato, in cui poter far confluire tutti i dati per la direttiva quadro acqua.

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