Autore: Mauro Bencivenga - Ispra/Associazione Idrotecnica Italiana

La memoria evidenzia  le principali cause naturali e antropiche determinanti nell’accadimento di catastrofi idrogeologiche che hanno accompagnato la storia del nostro Paese.

Vengono riportati i principali eventi meteorici, caratterizzati da durate brevi, alte quantità di precipitazione, che hanno interessato porzioni limitate di territorio e che hanno determinato effetti al suolo  “Flash Flood”.

E’ esaminata la valenza dei sistemi di monitoraggio in funzione delle caratteristiche morfologiche del territorio ed è evidenziata la necessità di potersi avvalere, in particolare nei piccoli-medi bacini, di piani di emergenza efficienti e collaudati.

Viene infine ricordata la necessità della conoscenza storica dei fenomeni di precipitazione intensa e delle piene verificatisi nel passato al fine di non disperdere quel grande patrimonio di cui primo artefice è stato il Servizio Idrografico Nazionale.

In tal senso ISPRA ha istituito il Tavolo per la Idrologia Operativa al fine di definire linee guida e prodotti di condivisione di dati e informazioni, anche per le finalità del tempo differito, a livello Nazionale con il concorso e i contributi della Protezione Civile Nazionale e di tutte le Amministrazioni Regionali, nonché del mondo della Ricerca.

Viene evidenziata infine la necessità di ancorare il governo delle acque da un lato ad una adeguata “cultura del dato idrologico” e dall’altro a norme e prescrizioni di tipo pianificatorio in grado di orientare gli interventi sul territorio in “modo virtuoso” e superare la logica dell’intervento di emergenza.

La Gestione Idraulica sul Territorio ed in Ambito Urbano: Modellazione, Prevenzione e Manutenzione

Firenze 14-15 aprile 2016

Flash Flood: Caratterizzazione e Prevenzione

Eventi storici e gestione del territorio

 

1.     PREMESSA

Da sempre l’Italia convive con catastrofi idrogeologiche che hanno accompagnato la nostra storia. Questo perché il nostro Paese ha caratteristiche morfologiche con bacini idrografici che vanno da quote oltre i 2000 -3000 metri al mare in pochi chilometri, è soggetto a precipitazioni intense, è geologicamente instabile. Il suolo in molte parti, oltre a pendenze elevate, è caratterizzato da terreni argillosi e sabbiosi incoerenti poco ancorati al substrato roccioso, cosa che rende l’Italia tra i paesi più franosi al mondo. Inoltre, il nostro Paese ha una densità abitativa tra le più alte nel mondo, circostanza che ha portato ad utilizzare nel tempo aree fragili con un consumo di suolo elevatissimo. Questo stato di fatto si somma alla carenza nella pianificazione e nelle manutenzioni, agli abusi nell’uso del suolo, alla scarsa conoscenza dei fenomeni e alla scarsa percezione della dimensione dei pericoli che porta ad utilizzare aree instabili o aree riservate alla libera esondazione dei fiumi o ad utilizzare tratti di costa soggetti a fenomeni di erosione.

A questi fattori naturali ed antropici oggi aggiungono gli effetti dei cambiamenti climatici.

I mass-media riportano spesso notizie su precipitazioni intense “in poche ore piove la pioggia che poteva cadere in alcuni mesi” , chiamandole impropriamente ‘bombe d’acqua’. Esse dipendono da una meteorologia estremamente variabile ma anche da una scarsa memoria dei fenomeni passati. Il vero cambiamento non è quello dovuto all’incremento delle precipitazioni intense ma quello dovuto alla risposta del terreno che a causa della eccessiva impermeabilizzazione determina coefficienti di deflusso differenti da quelli del passato con un incremento  nella frequenza e nell’intensità di eventi di tipo flash flood: “piene-lampo concentrate nel tempo e generalmente localizzate nello spazio”.

2.     PRINCIPALI EVENTI DI FLASH FLOOD

I fenomeni intensi e localizzati sono eventi  particolarmente attivi nella fascia mediterranea e in tutta la penisola italiana. Per “eventi intensi localizzati” si intendono eventi meteorici, di breve durata, elevate quantità̀ di precipitazione che interessano porzioni limitate di territorio, determinando effetti al suolo di tipo “Flash Flood”.  Nel corso degli ultimi 100 anni il territorio nazionale è stato più volte colpito da tali eventi calamitosi, tra questi si ricordano quelli riportati in Tabella 1.

Tabella 1: Principali Eventi di Flash Flood

DATA LUOGO DINAMICA
1 dicembre 1923 Torrente Povo (Bergamo) Collasso parziale Diga Gleno (Val di Scalve)
22 ottobre 1951 Catanzaro -Reggio Calabria Alluvione di torrenti nel litorale ionico
8 novembre 1951 Como Alluvione del fiume Taverniero
26 ottobre 1954 Salerno e Costiera Amalfitana Esondazione di molti torrenti
23-25 Nov 1959 Metapontino Alluvione piana di Metaponto
9 ottobre1963 Longarone (Belluno) Tracimazione diga Vajont.
2 novembre 1968 Biella, Asti. Il Tanaro sommerge la periferia di Asti, e Biella
7-9 settembre 1970 Genova Piena fiumi Leira, Polcevere e Bisagno
19 luglio 1985 Val di Fiemme (Trentino Alto Adige) Cede un invaso di decantazione. La piena travolge i comuni di Stava e Prestavel.
18 luglio 1987 Morignone, S. Antonimo (Lombardia) Piena dell’Adda. Morignone e S.Antonio vengono cancellati dalla frana del monte Coppetto.
2 settembre 1992 Genova Piena torrente Leira
6 novembre 1994 Cuneo, Asti, Alessandria Piena fiumi Tanaro, Covetta, Bovina
19 Giugno 1996 Versilia Alluvione Garfagnana e Versilia
5 maggio 1997 Sarno, Quindici (Campania) Valanga di fango travolge Sarno e Quindici.
10 settembre 2000 Soverato ( Calabria) Esondazione torrente Beltrame
13-16 ottobre2000 ValleAosta,cPiemonte Liguria Bacino Po e Liguria
6-23 Nov 2000 Liguria Riviera di Ponente Alluvione nelle Province di Imperia e Savona
8 Settembre 2003 Palagiano Evento alluvionale a Palagiano e nei comuni di Massafra Castellaneta e Mottola (Taranto)
23 Settembre 2003 Alluvione di Carrara Alluvione in provincia di Massa Carrara
30 Aprile 2006 Frana a Ischia Frana che investe abitazioni a Ischia
3 Luglio 2006 Alluvione di Vibo Valentia Esondazione dei torrenti a Bivona e Vibo Marina
29 Maggio 2008 Villar Pellice (Torino) Alluvione e colata di detriti Val Pellice
22 Ottobre 2008 Capoterra (Cagliari ) Alluvione bacino Rio S. Gerolamo
18 Luglio 2009 Borca di Cadore (Belluno) Frana di detriti e acqua sull’abitato di Cancia
1 ottobre 2009 Messina e provincia Piena e Frane a Giampilieri e Scaletta Zanclea
15 Febbraio 2010 Maierato (Vibo Valentia) e San Fratello (Messina) A Maierato una frana di enormi dimensioni si distacca dalla montagna
9Settembre 2010 Atrani (Costiera Amalfitana) Esondazione torrente Dragone
30  Ottobre 2010 Veneto (Vicenza e Verona) Esondazione Bacchiglione e alluvione
1-2 marzo 2011 Alluvione a Marina di Ginosa e a Metaponto Esondazione di corsi d’acqua in provincia di Taranto e Matera
25 Ottobre 2011 Spezzino e della Lunigiana Alluvione nelle Cinque Terre e in Lunigiana
4 Novembre 2011 Alluvione a Genova Esondazione del Fiume Bisagno
22 Novembre 2011 Barcellona Pozzo di Gotto, Merì e Saponara (Messina) Piene di corsi d’acqua minori in provincia di Messina
12 Novembre 2012 Alluvione in piana di Orvieto Esondazione fiumi Paglia e Chiani
12 Novembre 2012 Alluvione Maremma Esondazione Albegna, Chiarone
18 Novembre 2013 Alluvione Sardegna Orientale Alluvione a Olbia e centri costa Orientale
19 Novembre 2013 Alluvione Catanzaro Esondazione torrente Alli e interruzione Ionica
19 Gennaio 2014 Alluvione a Modena Esondazione del Secchia
2 Agosto 2014 Refrontolo (Treviso) Esondazione torrente Lierza
14 ottobre 2014 Alluvione in Maremma Esondazione torrente Elsa
10 Novembre 2014 Alluvione Chiavari Tigullio Esondazione torrenti Campodonico e Rupinaro e fiume Entella
15 Novembre 2014 Genova e riviera Ponente Esondazione di torrenti Polcevera, Cerusa Busalletta
14 Settembre 2015 Provincia di Piacenza Esondazione del Trebbia, del Nure
1 Novembre 2015 Alluvione in Calabria Ionica Esondazione torrente Ferruzzano (Locride) con interruzione Ferrovia e SS 106 ionica

La sensibilità verso tali eventi è negli anni aumentata anche per l’incremento della frequenza degli episodi, che hanno colpito maggiormente le aree Liguri, Calabresi e Toscane.

Negli ultimi 15 anni sono stati censiti circa 80 eventi di alluvioni e frane lampo.

Pertanto non è più possibile parlare di eventi eccezionali o straordinari: sono diventati ormai ordinari, e a nessuno è più concesso ignorare che se piovono più di 80-100 mm in un giorno, va in emergenza qualche zona del Paese.

Dall’ultimo rapporto ISPRA si legge che alluvioni e frane sono direttamente proporzionali al livello del dissesto idrogeologico nel territorio. Inoltre, dalle foto aeree del passato si rileva quante aree siano state trasformate dalla diffusione insediativa e dall’occupazione di suoli, malgrado la sostanziale staticità demografica. Ogni anno, fra i 150.000 e i 200.000 ettari di territorio naturale vengono impermeabilizzati o bruciati dagli incendi.

3.     GESTIONE DEL TERRITORIO

Oggi grazie a sistemi di monitoraggio sempre più avanzati e ai sistemi di comunicazione telematica sempre più efficienti e distribuiti è possibile acquisire informazioni in tempo reale sui fenomeni meteorologici e idrologici che si verificano sul nostro territorio e attuare la prevenzione attiva attraverso piani di emergenza.

Questi sistemi di monitoraggio hanno una buona efficacia sui bacini idrografici medio-grandi, superiori ai 1000 Kmq (Po, Tevere , Adige, Arno) dove il tempo di corrivazione permette l’allertamento degli organi di protezione civile, mentre non sono altrettanto validi nei bacini medio-piccoli dove i tempi di attivazione dell’allerta sono superiori a quelli dei fenomeni naturali.

Questo è evidente dal maggior numero di vittime che si verifica nei piccoli bacini dove è impossibile effettuare un corretto sistema di allertamento. In tali casi è necessario poter contare anche sulla previsione meteorologica-quantitativa con almeno 6-12 ore di preavviso, su piani di emergenza efficienti e collaudati e su idonee opere di difesa idraulica passiva quali difese arginali e/o casse d’espansione e aree golenali destinate alla esondazione controllata e/o sbarramenti con capacità per la laminazione delle piene.

La conoscenza meteo-idrologica è fondamentale per lo studio della evoluzione di un evento di piena ma sicuramente non è sufficiente in quanto la risposta del territorio è una variabile dipendente da diversi fattori: spesso a caratteristiche di afflusso simili si hanno risposte di deflusso completamente differenti.

Tali differenze sono dovute in parte a fattori naturali (caratteristiche geolitologiche dei suoli, permeabilità del terreno) e in parte alla antropizzazione del territorio, all’uso del suolo, alla realizzazione di opere idrauliche che influenzano il deflusso (canali diversivi, dighe) e in particolare allo stato di manutenzione dei corsi d’acqua.

Negli ultimi anni si è assistito a un abbandono dei territori di collina, ad una sempre minore manutenzione dei corsi d’acqua, ad una crescente urbanizzazione e cementificazione dei suoli con strutture abusive anche temporanee in aree destinate alla naturale esondazione dei corsi d’acqua. Negli ultimi eventi che hanno colpito il Paese si sono ad esempio formati sbarramenti temporanei in alveo dovuti al trascinamento di strutture, alberi, baracche e altri detriti presenti nelle aree destinate alla esondazione, determinando la formazione di ostruzioni e invasi temporanei in corrispondenza di ponti. Questi invasi, con il successivo cedimento della struttura di contenimento, provocano la formazione di onde di piena artificiali non prevedibili da alcun modello idrologico afflussi-deflussi, con picchi di piena eccezionali non compatibili con le precipitazioni o con le caratteristiche fisiche del bacino idrografico.  E’ quindi fondamentale che le risorse economiche disponibili per la difesa del suolo vengano destinate in primo luogo alla manutenzione delle opere idrauliche esistenti, alla corretta manutenzione e pulizia dei corsi d’acqua per assicurare le condizioni naturali di deflusso delle piene; è inoltre auspicabile che vengano salvaguardate le aree di libera esondazione dei corsi d’acqua e in tali aree non venga autorizzata la realizzazione di manufatti neanche temporanei.

Da una indagine condotta dal Commissario europeo per la Ricerca è risultato che l’Italia si colloca al primo posto per il numero di  inondazioni e di alluvioni in Europa.

Negli ultimi dieci anni l’Unione Europea ha lanciato circa 50 progetti di ricerca in questo campo spendendo 58 milioni di euro e la Protezione Civile ha investito decine di milioni/anno direttamente e indirettamente per lo sviluppo di prodotti operativi, reti e sistemi osservativi.

4.     CONCLUSIONI

Dalle considerazioni precedenti risulta necessario mantenere alto il livello di attenzione sull’uso del territorio, sulla manutenzione dei corsi d’acqua e delle opere idrauliche; inoltre è assolutamente importante la conoscenza storica dei fenomeni di piena del passato.  E’ necessario dare continuità al lavoro di rilevamento e pubblicazione di dati, delle memorie sulle piene e sulle alluvioni e mantenere efficienti e funzionanti le reti di rilevamento al fine di non disperdere quel grande patrimonio di dati di cui primo artefice è stato il Servizio Idrografico Nazionale.

In tal senso ISPRA ha istituito il Tavolo per la Idrologia Operativa al fine di definire linee guida e prodotti di condivisione di dati e informazioni, anche per le finalità del tempo differito, a livello Nazionale con il concorso e i contributi della Protezione Civile Nazionale e di tutte le Amministrazioni Regionali, nonché del mondo della Ricerca.

Il territorio ha caratteri di dinamicità che impongono un continuo aggiornamento dei quadri diagnostici e previsionali anche rispetto al rischio idraulico. Diventa quindi essenziale ancorare il governo delle acque da un lato ad una adeguata “cultura del dato idrologico” e dall’altro a norme e prescrizioni di tipo pianificatorio in grado di orientare gli interventi sul territorio in “modo virtuoso” e superare la logica dell’intervento di emergenza per affrontare le cause che possono determinare queste situazioni.

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