Autore: Massimo Veltri

L’informazione, è noto, è decisiva per comunicare chi si è, come ci si vuole muovere, chi si intende raggiungere. E la nostra Associazione lo sa bene, avendo assegnato alla nostra – prestigiosa – rivista spazio, impegno e risorse lungo la sua pluridecennale attività.

I tempi cambiano, le identità si rimodulano, le mission pure e Associazione Idrotecnica, dopo un periodo di riflessione e di ricerca, senza che ciò abbia comportato cessazione o pure solo messa in stand-by, riparte, lungo un orizzonte profondamente mutato non solo rispetto ai gloriosi anni degli inizi della nostra attività, ma anche attraverso dinamiche e processi che hanno se non sconvolto ridisegnato nel profondo saperi, tecnica, impresa, giornalismo. Forse dire ‘ridisegnato’ è improprio, nel senso che siamo ancora nel bel mezzo di una vera e propria mutazione antropologica, del tipo conseguente, per esempio, alla rivoluzione industriale o all’ingresso di internet nei nostri costumi, e c’è da aspettarsi ancora cambiamenti di rotta, assetti mutevoli, paradigmi elastici.

Pur nella perdurante crisi dell’associazionismo, sarebbe bene restare non solo ad aspettare e registrare notarilmente, ma esercitare per quanto è possibile un ruolo attivo, che compete a chi è classe dirigente. Noi, a vario titolo, e a più livelli lo siamo: non ce l’ha assegnato nessuno, tantomeno ce lo conferiamo autoreferenzialmente, solo che per il ruolo che svolgiamo nella società abbiamo (dovremmo avere) la capacità di analizzare, elaborare, avanzare proposte non solo percò  habitus di testimonianza o di rappresentanza.

Il nostro mondo è quello dell’idraulica, dell’economia, delle conoscenze e delle ricerche, delle imprese, delle professioni liberali, della pianificazione, di chi opera e di quanto si agita nella galassia delle ‘scienze della terra’. Un mondo che necessita d’essere approcciato sempre più lungo due coordinate fra loro strettamente intrecciate: quella dell’aggiornamento delle conoscenze (e della loro trasferibilità nella sfera decisionale e operativa) e quella dell’interdisciplinarietà. Ce n’è una terza, di coordinata, ovvia: quella della diffusione, continua, attenta, mirata. E oltre a momenti di intervento, necessario e indispensabile, sull’hic et nunc, che ci preme, e ci tocca, uno spazio dobbiamo dedicarlo, non occasionale né marginale, alla riflessione, al commento, a veri e propri forum.

E’ uno spazio, questo, che nella nostra storia mai abbiamo trascurato, anzi ne abbiamo fatto sempre caratteristica distintiva, sia sotto forma cartacea che in sede convegnistica. Ci tocca, insomma, col tempo e le modalità che sceglieremo insieme affrontare e mettere in luce di volta in volta i tanti temi che pure ci hanno visto protagonisti e rispetto ai quali molto c’è da fare.

Io provo, qui, a cominciare con riferimento a un tema che molto sta a cuore me, e non solo me, quello della difesa del suolo, un tema per molti aspetti derubricato ma che merita, anzi esige, rispetto e cura attenta.

Prima del 1989, se si escludono tentativi di pianificazione e interventi in taluni comparti territoriali, si può affermare che la difesa del suolo era un contenitore ancora da riempire di contenuti organici: nel 1989 il Parlamento licenziò la legge n.183: Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo.

Dopo l’alluvione che devastò Firenze nel novembre del 1966, grazie ai lavori della Commissione presieduta dal professore Giulio De Marchi era finalmente matura la consapevolezza che occorreva saldare conoscenze e competenze con un intervento legislativo improntato: alla programmazione attraverso il piano di bacino; all’inscindibilità del sistema acqua-suolo; all’attribuzione al bacino idrografico del rango di cellula fisiografico-idrografica in cui si svolgono  le dinamiche della rete fluviale. Subito dopo la sua promulgazione fece seguito l’intervento della Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sul conflitto di attribuzioni di poteri fra Stato centrale e Regioni. Ciò costituì elemento di rallentamento per tutte le Regioni nel legiferare autonomamente, mentre nel paese insistevano altre istanze: la programmazione stentava ad affermarsi, l’occupazione del territorio era avviata massicciamente, a dispetto delle elevate condizioni di rischio, il modello di sviluppo emarginava aree collinari e montane affievolendone il presidio umano e il costante lavoro di manutenzione. Né può oscurarsi la moltiplicazione di centri di competenza, con pesanti conseguenze in termini di lentezza e di farraginosità delle procedure burocratico-amministrative e autorizzative.

Gli anni della legge n. 183 recano un contributo altamente positivo al paese, da molteplici punti di vista:   apertura di cantieri per la realizzazione di progetti idraulici e geologico-geotecnici; l’affermazione della pianificazione come strumento di intervento ineludibile; aver creato un cortocircuito fra comunità scientifiche e sedi decisionali politiche. Furono anni in cui il Consiglio Nazionale delle Ricerche diede il via al Progetto Finalizzato Conservazione del Suolo, nacque il Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche, sorsero Corsi di laurea nelle materie idrauliche, geologiche, geotecniche, vide la luce, con legge dello Stato, la Protezione Civile con compiti di previsione, prevenzione, primo intervento e soccorso post-emergenziale.

Furono anni in cui, però, gli strumenti di piano prolificavano a dismisura, creando indeterminatezza su quale dovesse prevalere sull’altro, le riforme sull’assetto dello Stato portarono a defatiganti conflitti di competenze, la capacità di spesa, a fronte di intralci e lungaggini crescenti, diminuiva vertiginosamente, le strutture tecniche operanti sul territorio venivano pesantemente spoliate, la qualità del parco progettuale assumeva  via via caratteri di qualità non eccelsa.

La legge n. 183 del 1989 ricevette vigoroso impulso grazie a due interventi decisivi: le azioni di Protezione Civile, fedeli al dettato di azioni di previsione e prevenzione; la iniziativa del Parlamento che, con il Comitato Paritetico Camera dei Deputati-Senato della Repubblica per l’Indagine Conoscitiva sulla Difesa del Suolo,  nel 1998 licenziò due volumi con dati, indicazioni e  indirizzi, via via accolti dal governo.

L’articolato della legge 183 bisognava comunque di aggiornamenti, verificatisi  sempre e solo con decreti legge varati per fronteggiare le diverse emergenze succedutesi, in particolare con i provvedimenti emanati dopo il disastro del fiume Sarno e del fiume Soverato: l’introduzione dei Piani Stralcio di Assetto Idrogeologico e l’affermazione della prevalenza di questi su tutti gli altri piani, mentre si imponeva una rivisitazione organica, in specie per quanto riguarda la semplificazione delle procedure, la stretta relazione da inverare fra riduzione del rischio e attività di protezione civile; il sottolineare l’importanza delle strutture tecniche a presidio del territorio; il potenziamento nel campo dell’alta formazione e nella strumentazione per le previsioni meteorologiche. Il paese però, si avviava verso una fase di liberalizzazioni e di deregulation.  La Difesa del Suolo andava sempre più schiacciandosi  fra pianificazione e protezione civile, con il netto prevalere della seconda: ricostruire piuttosto che prevenire.

Fino a quando l’intero apparato del comparto difesa del suolo dal 2000 viene azzerato dalla Direttiva Ue che introduce nell’ ordinamento nazionale nuovi organi di governo di acqua e suolo, nuove disposizioni, nuovi istituti di riferimento (Direttiva 2000/60/CE, 2000). La direttiva è stata recepita dal nostro paese ma ancora ad oggi non è operativa visto che gli articoli sulla difesa del suolo, oggetto di impugnativa davanti la Consulta, sono stati dichiarati incostituzionali. Si è in presenza, quindi, di una vera e propria vacatio legis, non disponendo più, nel nostro ordinamento, dei precedenti organismi né ancora di quelli dettati dalla Ue.

Altre sono state, successivamente, le Direttive emanate dalla Unione Europea, alcune integrative delle precedenti, recepite in Italia attraverso: Decreto Legislativo n. 284, 2006; Decreto Legislativo n. 4, 2008; Decreto Legislativo n. 49, 2010; Decreto Legislativo n. 128, 2010; Decreto Legislativo n. 219, 2010. Nel Parlamento nazionale la difesa del suolo è stata affrontata, negli anni dal 2007 al 2014, solo ed esclusivamente grazie a un insieme di norme episodiche e di respiro assai flebile, mentre è da sottolineare la mancanza totale di governo di ogni azione di difesa del suolo, con l’ammontare di risorse finanziarie impegnate dopo frane e alluvioni di gran lunga esorbitanti quelle bastevoli a diminuire il rischio nelle aree più esposte, e il succedersi implacabile, su tutto il territorio nazionale, di catastrofi idrogeologiche.

Sono convinto che occorre ripartire dalle nostre elaborazioni, dal nostro diffuso saper fare, dal nostro ricco sistema di relazioni, per (ri)proporre all’insieme dei decisori, non solo politici, la grande questione nazionale, inevasa ma ineludibile della difesa del suolo.

Riferimenti bibliografici essenziali  

-AA.VV., Indagine conoscitiva sulla Difesa del Suolo,   Senato della Repubblica 1998, due voll., Roma,1998.

-Veltri M., Profili Istituzionali e Scientifici della difesa del suolo, Cosenza,    2004.

-Rosso, R., Bisagno. Il fiume nascosto, Marsilio,2014.-Rinaldo, A., Il governo dell’acqua. Ambiente naturale e ambiente ricostruito, Marsilio,2009.

-Viviani, S., Disastri territoriali e urbanistica Go Green, Libero web, 2011.

-Canonico, G., Rischio idrogeologico e aree archeologiche.   Due casi di studio: Sibari e Metaponto, Tesi di laurea (non pubblicata), Università della Calabria, A.A. 2013-2014.

-AA.VV., Cosa non funziona nella difesa dal rischio idro-geologico nel nostro paese? Analisi e rimedi, Convegno Accademia dei Lincei, Roma 2012.

-AA.VV., Frane e Dissesto Idrogeologico: Consuntivo, Convegno, Accademia dei Lincei, Roma, 2010.

-AA.VV., La difesa del suolo in Italia 1970-2010: un bilancio, Convegno Quarant’anni dopo la Relazione De Marchi, Roma 2010.

-AA.VV., Piani di Bacino e Sicurezza Idraulica, Convegno Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, Venezia, 2004.

-Veltri M., Difesa del Suolo e Sviluppo Sostenibile, Convegno Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, Venezia, 2010.

-AA.VV., Alluvioni. Convegno CNR-Associazione Idrotecnica Italiana, Roma, 2004.

-Veltri, M., Dissesto Idrogeologico- La regolamentazione della tutela del suolo. I nuovi lineamenti della difesa del suolo, Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti. Istituto della Enciclopedia Treccani, Roma, 2016.

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