Autore: Giuseppe Frega, Professore Emerito di Costruzioni Idrauliche, Idrologia e Costruzioni Marittime, Università della Calabria

Il presidente della Fondazione Centro Studi del GNC (Consiglio Nazionale dei Geologi) Luigi Tortorici sostiene che senza gli idrogeologi non si può mitigare il rischio idrogeologico. Pertanto ritiene indispensabile la presenza del geologo nella pianta organica di ogni comune.

Premesso che detta presenza è senz’altro utile al fine di parecchie delle valutazioni che spettano ai Comuni nell’ambito delle corrette procedure per le concessioni edilizie, non è forse inutile chiarire che l’idrogeologia chiamata in causa dal presidente suindicato è una parte della Geologia Applicata nei corsi di studi della quale non si affrontano i problemi progettuali propri dell’Ingegneria basati su conoscenze fisico-matematiche ed architettoniche.

La confusione che potrebbe insorgere nei tecnici e nei politici nasce dalla diffusa utilizzazione del termine idrogeologia applicato indiscriminatamente ai dissesti territoriali.

Nei più accreditati trattasi di Geologia Applicata, in realtà la sezione di Idrogeologia si occupa della geologia relativa alle falde acquifere sotterranee con particolare riguardo alla possibilità della loro tutela. Non si può capire allora la fortuna del termine “dissesto idrogeologico” che viene comunemente e, giornalisticamente direi, esteso a tutti i tipi di dissesto.

In particolare non sembra pertinente il termine in parola ai dissesti provocati dalle alluvioni, studiati dagli Ingegneri esperti di Idrologia e Costruzioni Idrauliche né ai dissesti dei quali si occupa l’Ingegnere geotecnico.

Per inciso vorrei spezzare una lancia contro un altro termine entrato in uso nei giornali negli ultimi tempi: la “bomba d’acqua”. Per fortuna i militari non si sono fatti avanti per affermare una competenza di carattere balistico in ordine alle esplosioni sottese dal termine.

Ma tornando al dissesto idrogeologico, va subito affermato che con la dizione in parola va sottaciuta la peculiarità della protezione idraulica da indagare matematicamente nell’ambito della recente legge sulla difesa del suolo.

Come si può proteggere il territorio allora quando c’è di mezzo l’acqua? Non basta il termine “idro” anteposto al “geologico” ma occorre valutare le portate di massima piena con l’adeguata precisazione dei tempi di ritorno delle stesse, nonché l’Idraulica di superficie per la definizione dei livelli idrici, la vera incognita la cui conoscenza può essere di ausilio, se risolta, per la salvaguardia delle popolazioni e della loro presenza sul territorio.

Concludendo, nessuno ostracismo verso la presenza di un geologo negli uffici tecnici comunali, ma auspicio di una presenza ulteriore di tecnici di complessa preparazione nella varie branche dell’Ingegneria e segnatamente nelle discipline idrauliche, idrologiche e geotecniche.

Riguardo, infine, alla possibilità di utilizzare un termine che tenga conto anche dell’apporto dei geologi nei problemi innanzi enucleati, suggerisco una espressione alla quale molti studiosi vanno ormai affidandosi: geoidrologia con le attribuzioni conseguenti come ad esempio dissesto geoidrologico.

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