Autori: Beti Piotto - ISPRA, Stefano Benvenuti - Università di Pisa.

I paesi che si affacciano al Mediterraneo subiscono il fascino del prato all’inglese: alberghi di lusso, centri commerciali e palazzi di rappresentanza esibiscono spesso questo elemento di arredo che manca di armonia con il contesto ambientale.

Si dimentica che il prato all’inglese va bene nelle isole britanniche dove l’umidità atmosferica e del terreno è quasi sempre elevata mentre da noi l’inesauribile sete di questi prati comporta abbondanti e costose irrigazioni che partono a marzo-aprile e si protraggono in media per sei mesi.

Per il pronto effetto si ricorre con frequenza al prato-in-rotoli per la posa immediata: si tratta di zolle di prato all’inglese che si commercializzano in rettangoli di varie dimensioni.  Insieme al verde si vende quindi un prezioso strato superficiale del terreno la cui formazione richiede tempi lunghi.  Se in alcune circostanze queste soluzioni risultano utilissime in molti altri casi si può ricorrere a pratiche alternative sostenibili che, inoltre, sono in grande sintonia con l’ambiente circostante.

L’impiego di specie erbacee perenni e annuali autoctone, adatte ad essere seminate in miscuglio per la costituzione di prati fioriti misti (detti anche wildflowers) gestibili con limitato consumo d’acqua e con manutenzione ridotta a pratiche minime come la preparazione del letto di semina, la semina e due o tre falciature, rappresenta un valido supporto nella riqualificazione di ambienti antropici urbani e periurbani.

Prati fioriti di questo tipo, oltre ad assumere interesse per il ruolo e il valore ecologico che esprimono, sono ideali per costituire un ambiente “vero” rappresentato da una flora e da una fauna specifica, tipica di un dato ambiente.  In questo senso, va ricordato che i prati caratterizzati da fioriture accattivanti hanno una marcata frugalità e, di conseguenza, un’elevata capacità di adattamento a terreni molto poveri e/o degradati proprio perché negli ambienti urbani e periurbani solo le piante che vi vegetano spontaneamente possono contribuire concretamente al contenimento dei prelievi idrici e alla riduzione del costo delle cure colturali.

L’Europa vanta una ricchissima diversità biologica, l’Italia ancor di più, ma nonostante la loro innegabile importanza, ovunque le specie vegetali sono minacciate.  Nel nostro paese la vegetazione ripariale, elemento vivo che fortifica la struttura degli argini dei fiumi, viene spesso eliminata per consentire opere di canalizzazione, di cementificazione, di urbanizzazione delle aree di naturale esondazione dei corpi idrici.

Non va meglio con le specie animali, il declino delle popolazioni è descritto in uno studio condotto da Science (Monastersky 2014) che dettaglia le cause a livello mondiale.  La costituzione di prati fioriti con specie erbacee autoctone è un passo verso il recupero della biodiversità, soprattutto in contesto urbano, senza trascurare il fatto che la specializzazione flora-fauna che lega i fiori spontanei all’entomofauna favorisce la frequentazione di alcuni insetti che sono sempre più assenti nelle città, soprattutto api e farfalle.  In questo senso la costituzione di bordi di wildflowers intorno agli orti urbani, fenomeno in forte espansione, può aumentare l’efficacia dell’impollinazione e quindi la produttività delle specie coltivate.

Nel 2013 l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha pubblicato il volume “Specie erbacee spontanee mediterranee per la riqualificazione di ambienti antropici” (Bretzel e Romano, 2013) che tratta in modo approfondito le possibilità d’impiego delle specie erbacee spontanee mediterranee in aree degradate.  Tuttavia è ancora necessario del lavoro per individuare le specie particolarmente adatte all’impiego e per definire le tecniche colturali pertinenti in ambienti diversi.

Recentemente è stata condotta un’indagine per rilevare la percezione sensoriale dei cittadini verso le specie erbacee spontanee nel contesto del verde urbano.  I risultati, presentati alla XI Conferenza del Colore tenuta a Milano nel 2015 (Graziani e Piotto, 2015), denotano un deciso gradimento dei prati fioriti naturaliformi rispetto al verde ornamentale “costruito” con specie coltivate.

Le piante spontanee danno un naturale senso di benessere e stimolano al godimento di beni immateriali come la bellezza, la sicurezza, l’appagamento, la contentezza, la rilassatezza, il riposo.

L’obiettivo di creare aspetti estetico-paesaggistici spontanei e policromi nelle aree urbane e periurbane mediterranee potrebbe maggiormente avvalersi della vegetazione erbacea spontanea beneficiando della loro frugalità, adattabilità e rusticità mantenendo tuttavia un alto valore decorativo e cromatico specifico.

Bibliografia

Bretzel Francesca, Romano Daniela (a cura di), 2013. Specie erbacee spontanee mediterranee per la riqualificazione di ambienti antropici, Manuali e linee guida ISPRA 86/2013 https://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/manuali-lineeguida/manuale_86_2013.pdf

Graziani Maria Paola, Piotto Beti, 2015. L’arcobaleno della biodiversità. Conferenza del Colore Book of abstracts (Milano, settembre 2015), p. 18. https://www.gruppodelcolore.it/Docs/BOOK_OF%20_ABSTRACTS_2015_final.pdf

Monastersky Richard, 2014. Biodiversity: Life – a status report. Nature 516: 159-161 https://www.nature.com/news/biodiversity-life-a-status-report-1.16523

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